Vivere insieme. Esperienze di coliving nel mondo

Coliving. Potrebbe sembrare qualcosa di nuovo, soprattutto in terra italica, ma non è proprio cosi. È sicuramente un termine ancora poco conosciuto, ma il fatto di vivere sotto lo stesso tetto con altre persone non dovrebbe spaventare più di tanto.

In un paese come il nostro, che ha fatto del mecenatismo e dei circoli di artisti e intellettuali la culla della nostra cultura umanistica e rinascimentale, dovrebbe esser naturale più che altrove. All’epoca la cross-inspiration avveniva nel palazzo del signore piuttosto che una casa, ma la condivisione di idee e progetti fioriva comunque sotto uno stesso tetto, ad opera di molteplici personalità poliedriche.

Torniamo nel nostro XXI secolo e cerchiamo di capire.

Cos’è il coliving? Che significa?

Coliving ( /kə/ˈlɪvɪŋ/ ) significato:

1. Alloggio condiviso progettato per supportare una vita condotta da propositi.

2. Uno stile di vita moderno, urbano che valorizza l’apertura, la condivisione e la collaborazione.

Sinonimi: intentional living, intentional community house, cohousing, modern nomad.

Come nasce il coliving?

Non è solo un modo per risparmiare. Condividere una casa con altre persone, infatti, significa anche potersi permettere degli ambienti che da soli non sarebbero accessibili. Il vero fine è quello di creare un ambiente domestico ispirazionale che permette ai propri residenti di essere creatori attivi e partecipanti nel mondo che li circonda. Non ci sono spettatori.

In un coliving si vive immersi in collaborazione e serendipity ( termine che rimanda a tutto ciò che è legato al caso, agli eventi fortuiti. La scoperta di qualcosa mentre si è alla ricerca di altro) tra i residenti e la comunità allargata.

Il coliving consente stili di vita sostenibili attraverso la condivisione e l’uso efficiente delle risorse e degli spazi. Il video riportato è una testimonianza di Michael Bodekaer, startupper seriale nel campo dell’istruzione e la creazione di software.

coliving cohousing

Nel 2010 ha fondato Project Getaway, un esperimento di lifestyle della durata di un mese che riunisce appassionati, imprenditori  e creativi di tutto il mondo per un’sperienza di coliving e coworking a Bali, in Indonesia. Il progetto ha avuto un successo incredibile, aumentando la produttività e la creatività di ognuno dei partecipanti.

A chi è rivolta questa esperienza? Chi è adatto al coliving?

Il coliving è per coloro che amano essere circondati da stimoli nuovi in un ambiente domestico che motiva i suoi abitanti a vivere una vita di obiettivi. Le persone che scelgono il coliving sono spesso professionisti, viaggiatori, imprenditori, artisti e creativi.

coliving cohousing

Come è organizzato uno spazio coliving?

I residenti si uniscono attorno a un interesse comune per la gestione collaborativa di uno spazio, per condividere le risorse e le attività che contribuiscono in modo creativo e intellettuale a creare, modellare e far crescere la realtà che li circonda. Molte case offrono alloggi a breve termine e di accoglienza rivolta verso l’esterno tramite eventi, progetti, workshop, iniziative artistiche-culturali che aumentano in questo modo i collegamenti con la comunità, che si fa sempre più ampia e internazionale.

ALCUNI ESEMPI DI COLIVING

Open Door Development, leader del movimento, crea spazi moderni, di collaborazione che facilitano la condivisione di risorse e relazioni significative. Creatore del software open-source Modern Nomad, per gestire e promuovere gli spazi cohousing, e creatore del Manifesto “Sharing Lives” su Coliving.org.

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Open Door Development

A San Francisco c’è Embassy House, dalla quale Together stesso è stato parzialmente ispirato. Con il loro slogan “One rent, live anywhere”, The Embassy Network è un’altra creazione “open door”. Propongono soggiorni a prezzi accessibili all’interno di comunità e ambienti stimolanti dove i membri possono entrare a far parte di una cultura vivace e lavorare insieme per creare uno spazio dinamico che possa ospitare eventi, attività e progetti.

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Il pianoforte dell’Embassy House di San Francisco

The Embassy Network, con il suo ultimo progetto The Red Victorian, un vero e proprio coliving hotel nel cuore di Haight/Ashbury a San Francisco, sperimenta nuove forme di collaborazione e convivenza. Innovazione e collaborazione sono le chiavi di questo regno di coliving spaces. Infatti il monito ai visitatori è proprio questo : ” Apprezziamo curiosità, analisi, discussione, e impegno. Questa non è una casa per semplici passanti!”

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Embassy House

Il loro fiore all’occhiello, l’ambasciata, è un enorme palazzo vittoriano di 3 piani al 333 di Webster Street. Dispone di otto camere da letto, una sala musica, una sala coworking, e una pista da bowling, con stampanti 3D, skillshares e cene “potluck”, ovvero improntate sull’antica e conviviale filosofia dell’ ”ognuno porta qualcosa”.

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La sala da pranzo di Embassy House

Krash, si trova a Boston, Massachusetts, e si concentra sul networking accelerato e sulla collaborazione tra imprenditori. Fondata da Jennifer e Phil Fremont-Smith, Krash consente agli utenti di rimanere per 2-6 mesi, a seconda delle loro esigenze. Ogni Krashpad offre “l’accesso agli eventi di prima classe, tre pasti a settimana, business class Internet, proiettori, sistemi audio, ampia cucina, caffè, tè, una mela al giorno, olio d’oliva, spezie, shampoo, sapone, e servizio completo di lino.”

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Il Krash di Boston offre ai residenti una mela al giorno

Altro esempio di coliving è il Co.Space che unisce sotto lo stesso tetto studenti e changemakers esperti con l’obiettivo comune di “rendere il mondo un posto migliore.” La loro tecnologia integrata di videoconferenza “Collaboracam” collega co.spaces in tutto il mondo con le case partner, in modo che i singoli gruppi possono condividere idee ed esperienze con la rete più ampia. La prima casa nella rete Co.Space è grande 1500 metri quadrati e ospita fino a 20 residenti in 14 camere da letto. È situata a State College, Pennsylvania.

coliving cohousing
La living room del Co.Space

unMonastery è un progetto no-profit che ha l’intento di rendere i residenti desiderosi di migliorare le condizioni della propria comunità. Il progetto prende spunto dal modello degli antichi monasteri, unito, al più attuale modello degli Hackerspaces aggiungendo varie sfaccettature di “co-creazione e co-apprendimento tra la comunità e unMonastery”.

Il primo unMonastery è un coraggioso esperimento nato a Matera, nel sud Italia.

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unMonastery di Matera

La visione alla base di questa collaborazione fra unMonastery e la città è che, vivendo fianco a fianco le unMonastery e i Materani, possano esplorare assieme come rendere Matera più partecipativa, aperta e resistente alle potenziali future crisi, utilizzando gli spazi comuni e riunendo persone dedite alle loro passioni.

E poi c’è la città eterna. L’abbraccio del Tevere, la poesia dei vicoli, i mercatini stile vecchia borgata e un ampio viale dove al primo piano di un antico palazzo, troviamo la casa di tutti. Carta da parati black and white, oggetti e mobili di home design fatto in casa, divano in pelle e giradischi. Una cucina che ospita sulla sua tavola cibo e idee, passione e condivisione.

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L’inspirational Kitchen di Together a Roma

Una living room che può essere trasformata per ogni esigenza, da una sala per presentazioni di film, documentari, libri ad un ambiente per produrre insieme, con un workshop o un corso di formazione.

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Workshop in corso nella living room di Together

Residenti fissi e occasionali, il mondo che passa attraverso una casa, dove si scambiano sguardi, parole, progetti, propositi…un melting pot curioso e mai uniforme, sempre pronto ad essere plasmato tra le mani di chi vuole partecipare attivamente alla realtà circostante per cambiarla e renderla migliore e non per chi sta solo a guardare.

Questo è Together. Ma forse lo conoscete già…

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