La pittrice e illustratrice Marinella Sorge ha visto nascere questo posto, è stata la prima artista ad esporre presso la Mansion di Together con le sue opere e ha partecipato poi, a distanza di quasi un anno, all’inaugurazione della seconda sede, il Garden. Attraverso queste tre domande ci racconta la sua personalità artistica e il suo percorso stilistico, che si caratterizzano per l’utilizzo di diverse tecniche, come la pittura, l’illustrazione e il digitale; ma il tutto contrassegnato dal suo tocco estremamente riconoscibile.
Come ti descriveresti in quanto artista? La tua arte, i tuoi desideri, le tue passioni e ispirazioni…
Sono un’artista che si muove tra il disegno tradizionale, la pittura, l’illustrazione e l’illustrazione digitale con l’intento di mantenere uno stile il più possibile riconoscibile. Non ho avuto la fortuna di essere indotta e sostenuta dai genitori nello studio del disegno, nonostante le mie propensioni fossero molto evidenti fin da piccolissima. Così, dopo varie vicissitudini e scelte scolastiche non adatte a me, sono riuscita nell’impresa di convincere i miei (in particolare mia madre, mio padre credo che non sia tutt’ora convinto) ad investire un po’ di soldi e iscrivermi nel 2002 all’Istituto Europeo di Design di Roma, al triennio di Illustrazione ed Animazione multimediale. L’esperienza è stata nel complesso indubbiamente positiva anche se la considero “un’uscita dal guscio” e solo l’inizio del mio percorso che poi ho continuato da autodidatta. Quello di esprimersi nel disegno, nella pittura, nell’illustrazione è per me prima di tutto un bisogno primario e un modo di comunicare con il mondo esterno di cui non posso fare a meno. Dopo ciò vengono due grandi desideri: quello di lavorare come illustratrice professionista nell’editoria per ragazzi, settore nel quale ho già lavorato, ed esporre in gallerie importanti vendendo più opere possibili. Si tratta di due strade complementari ma diverse e difficili da portare avanti entrambe contemporaneamente, ma riuscire di più nell’una o nell’altra mi darebbe la stessa soddisfazione.
L’esperienza con Together. Come ti sei trovato, cosa hai imparato o insegnato …
Qui devo fare una premessa : sono una persona con una personalità contraddittoria e sfaccettata e molto critica verso tutto ciò che considero banale e ordinario. Posso risultare solare e oscura in egual misura, sono molto aperta mentalmente ma posso essere estremamente timida allo stesso tempo, a volte snob, selettiva, a volte di grande gentilezza e disponibilità verso persone anche molto diverse da me. Together mi ha permesso di entrare in contatto con qualsiasi tipo di persona, di qualsiasi età e provenienza, di qualsiasi professione o percorso di studi, in un’atmosfera positiva di collaborazione e scambio e in continuo cambiamento. Ciò mi ha dato la possibilità di mettere alla prova le mie capacità sociali, di smussare i miei spigoli e cercare di entrare in contatto con gli altri capendo anche meglio me stessa attraverso di loro. Ogni persona che ho conosciuto, anche se si è trattato di un incontro breve, mi ha lasciato qualcosa. Mi porterò dei bei ricordi per il resto della mia vita e poi il mio inglese lentamente migliora, ottima cosa per chi vive a Roma. Io cosa ho insegnato? Non lo so, ciò che insegnerei è che fa bene stare insieme, ma non siamo tutti uguali, l’individualità va mantenuta e a volte fa bene ed è necessario anche stare da soli per conoscere meglio noi stessi.
Come pensi di lasciare traccia in questo mondo attraverso la tua arte? Cosa pensi di regalare a chi osserva le tue opere?
Nella mia arte non sono capace altro che raccontare me stessa. Posso realizzare un’illustrazione ideata da me, o in base ad una storia scritta da qualcun’altro,con più personaggi o soltanto uno; un’opera personale o su commissione, un ritratto, ci sono sempre io dentro e il mio modo personale di raccontare le cose. spero di regalare agli altri un pezzo di me, credo sia il modo più efficace per un artista per lasciare una traccia. Se riesco a suscitare nelle persone emozioni, sensazioni e interpretazioni che riguardano anche il loro vissuto e il loro personale immaginario, tanto meglio.